La battaglia di Los Angeles
La battaglia di Los Angeles

La battaglia di Los Angeles

Come in un racconto tra il far west e una favola, comincio così.
Correva l’anno 1942, era una notte buia e tempestosa, era febbraio, la notte fra il 24 e il 25.
Sopra i cieli della Città degli Angeli avvenne un evento misterioso e inspiegabile.
Ossia, la spiegazione fu data, ma a tutt’oggi tanti tra esperti e persone comuni, non credono in quella spiegazione, nè allora, nè poi.
All’altro capo del mondo imperversava il terrore e la distruzione, la paura e la morte. L’Europa si trovava immersa nel folle delirio scatenato da un Dittatore altrettanto folle, una guerra devastante che causò la morte di milioni di persone, la Seconda guerra mondiale. Quella notte di febbraio cadeva tre mesi dopo che, nonostante la guerra fosse lontana dai propri confini, aveva segnato un passaggio cruciale e determinante alla sorte finale di quella guerra.
Tre mesi prima di quel febbraio, l’esercito giapponese, allora alleato della Germania, attaccò a sorpresa l’esercito Statunitense in una base militare a Pearl Harbor, sull’isola di Oahu, nell’arcipelago delle Hawaii, già possedimento degli Stati Uniti.


L’evento di Los Angeles


L’episodio di Pearl Harbor, seppur lontano migliaia di chilometri dalla città di Los Angeles, potrebbe sembrare non avere collegamento con quello che successe quella notte, o forse si.
Quella notte successe che nel cielo sopra Los Angeles apparve un oggetto volante, dico oggetto e non aereo, e poi capirete perchè.
In quella notte quell’oggetto fu identificato al momento come un oggetto nemico e di conseguenza fu bersaglio della contraerea americana, pensando fosse un altro attacco dell’aviazione giapponese arrivata fino alle coste occidentali degli Stati Uniti. A quei tempi, naturalmente, non esistevano gli strumenti tecnologici di oggi, non era prevedibile, come ai nostri tempi, di poter avvistare per tempo aerei in avvicinamento a determinati luoghi, a tracciare il traffico aereo. Quindi, inizialmente la marina militare statunitense rispose con il fuoco ad un presunto attacco nemico avvenuto sul proprio territorio, finché il segretario di Stato alla Marina William Franklin Knox, in una conferenza stampa poco dopo la fine dell’evento, classificò l’incidente come un falso allarme. Ma già subito dopo la stampa pubblicò articoli dove affermavano che il tutto puzzava di insabbiamento. Oggi useremmo la parola complotto, ma indipendentemente dalla parola usata, il senso era lo stesso, oggi come allora. Nel 1942, parlare di Ufo era una follia, ma ci fu un gruppo di “esperti” o presunti tale che lo fecero, dissero che l’obbiettivo dell’attacco era un velivolo extraterrestre. Nonostante la comunicazione dei tempi non fosse globale come ora, le autorità, temendo una isteria di massa creata da certe voci, negò tutto. Un altro complotto che uscì in quei giorni, fu che il tutto era stato creato ad arte dagli stessi Stati Uniti, per creare paura nella popolazione al fine di giustificare l’internamento in campi di concentramento dei cittadini statunitensi di origine giapponese che era stato autorizzato qualche giorno prima e sarebbe avvenuto di lì a poco.


Le cronache di quella notte

Quella famelica notte tra il 24 e 25 febbraio 1942, furono segnalati parecchi allarmi aerei su tutta la costa della California meridionale. Qualche ora prima, nel pomeriggio del 24, l’intelligence navale aveva diramato un avviso in cui indicava un possibile attacco aereo di lì a poche ore. Intorno alle 19 e 30 scattò il primo allarme, revocato poi verso le 22 e 30. Alle 2 e 15 di quella notte, i radar registrarono un oggetto volante non identificato a poco meno di 200 chilometri da Los Angeles e quindi fu allertata la contraerea, pronta a far fuoco in ogni eventualità. Intanto l’aviazione preparò i caccia d’intercettazione al suolo, attendendo eventuali notizie di possibile decollo. Sette minuti dopo, con gli ipotetici nemici prossimi ad occupare lo spazio aereo sopra la città, furono avvisati i riservisti civili per attuare le norme di sicurezza in aiuto alla popolazione in caso di attacco aereo. Ma all’improvviso avvenne l’impensabile. I radar e qualsiasi strumento dell’epoca in grado di tracciare quel velivolo, lo persero di vista, e diventò il caos. Poco prima delle 3 ci furono diversi avvistamenti, chi disse di aver visto diversi aerei sopra Long Beach, mentre un colonello dell’artiglieria riportò di aver sott’occhio 25 aerei poco sotto i 4000 metri di altezza sopra il centro di Los Angeles.

La battaglia

Alle 3 e 06 quello che sembrava essere un pallone sonda con un razzo di segnalazione rosso fu avvistato su Santa Barbara e fu così che si scatenò l’inferno. Quattro brigate d’artiglieria costiera aprirono il fuoco all’impazzata con proiettili da quasi 6 kg l’uno, sparandone quasi millecinquecento, mentre nella confusione generata, anche i militari a terra sparavano verso l’oggetto con mitra fucili e pistole, tutti senza badare a prendere la mira giusta, a casaccio come si suol dire. Si parlò di 4 aerei abbattuti e di un quinto che si era schiantato in fiamme tra le colline di Hollywood. Finalmente alle 4 e 14 fu dato il cessato allarme. Fu solo all’alba che ci si rese conto che, nel caos della “battaglia”, il fuoco amico delle batterie antiaeree aveva danneggiato parecchi edifici, ucciso quattro o cinque civili, provocato tre morti per infarto, centrato diverse vacche in un pascolo e ferito molte persone per via della grandine di schegge, frammenti e granate inesplose che si abbatté sulla città, e che fu quantificata in più di dieci tonnellate di metallo.
Nonostante corressero voci di abbattimento di velivoli nemici, perchè le autorità dopo l’accaduto dichiararono che fosse stato un falso allarme? Soprattutto dopo la devastazione e le vittime che quello sciagurato bombardamento avevano causato tra la popolazione inerme? Tanto valeva portare avanti le chiacchiere corse durante e subito dopo la battaglia. Già. Ma c’era un problema. Dove erano le prove fisiche dei presunti aerei abbattuti? Un qualcosa dei loro aerei abbattuti doveva essere rimasto. Il problema era che non c’era nessun aereo nemico quella notte sopra la città di Los Angeles. E non è una congettura, nel 1983 l’ufficio storico dell’United States Air Force concluse che l’allarme iniziale fu causato da palloni meteorologici.


Adesso la domanda sorge spontanea, quali palloni meteorologici possono impegnare per quasi un’ora, un bombardamento massiccio di una contraerea che, come detto qualche riga sopra, dovette sparare quasi millecinquecento proiettili prima di abbatterlo, o presumere di averlo fatto una volta sparito il misterioso oggetto? E poi, c’è prova fisica di questa spiegazione? Un frammento? Un pezzo di tela rimasto per suffragare tale teoria? E perchè poi aspettare più di quaranta anni per dare una spiegazione ufficiale?
Erano altri tempi, la tecnologia era agli albori, e in più si era in un’epoca particolare, durante il quale paura e terrore erano all’ordine del giorno. E soprattutto parlare di eventi fuori da un contesto logico conosciuto fino allora, era quasi, se non del tutto, tabù e spesso pericoloso.