Alphabet Killer
Alphabet Killer

Alphabet Killer

Gli omicidi delle doppie iniziali

Si dice che quasi ogni serial killer abbia il suo modus operandi, la sua tipologia di vittima e apponga quasi sempre la sua firma con oggetti lasciati, mutilazioni o altre stranezze.
Ma se nella maggior parte dei casi, modus operandi, tipologia e altri riti compiuti, possono essere riscontrati in vari assassini, il caso in questione però ha una caratteristica fuori dal comune, unica fino ad oggi, ed è quella che ogni vittima di questo assassino seriale, tre in tutto, a parte essere bambine uccise per strangolamento e violentate, queste avevano una singolarità, e cioè che sia il nome che il cognome iniziavano con la stessa lettera, ma non solo, erano state assassinate o rilasciate in città o località con la stessa iniziale. Da qui il soprannome del Killer delle doppie iniziali, e questa è la storia di Alphabet Killer.


La storia


Fra il 1971 e il 1973 ci fu una serie di omicidi nei pressi di Rochester, nello stato di New York, Usa, e nominata Alphabet Murders o anche Double Initial Murders (“omicidi delle doppie iniziali”), in quanto ciascuna delle tre vittime, tutte assassinate per strangolamento dopo essere state violentate, aveva le stesse iniziali per il nome e il cognome e ognuna fu ritrovata in città con la stessa lettera di partenza.
Dall’FBI furono interrogate oltre cento persone ma poche tra esse risultarono a conoscenza dei fatti. Una persona, il cui nome non è mai stato reso noto, che all’epoca fu dichiarata “interessata nei fatti” si suicidò sei settimane dopo l’ultimo omicidio, ma venne tolta dal registro degli indagati nel 2007 quando il test del DNA smentì ogni suo coinvolgimento.
Altro sospettato fu il serial killer Kenneth Bianchi, colpevole insieme al cugino Angelo Buono, di una serie di strangolamenti a Los Angeles.


Le vittime


Carmen Colón


Alle 16:20 del 16 novembre 1971, una bambina portoricana di nome Carmen Colón, 10 anni, scomparve nel nulla mentre stava tornando a casa dopo aver fatto una commissione in un negozio di Rochester, New York. Secondo alcuni testimoni oculari, la Colón entrò in una farmacia su West Main Street per ritirare delle medicine per la nonna, ma lasciò il locale dopo che le venne detto che le medicine non erano ancora pronte, dicendo al titolare Jack Corbin: «Devo andare! Devo andare!». Quindi fu vista salire in un’auto parcheggiata nei pressi della farmacia. La Colón fu dichiarata persona scomparsa alle 19:50. Due giorni dopo, due ragazzi scoprirono il cadavere di Carmen Colón in un burrone non lontano dalla Interstate 490, e nei pressi del villaggio di Churchville, a circa 6 miglia di distanza da Rochester. Il corpo era nudo dalla vita in giù. Il suo cappotto venne ritrovato in un canale sotterraneo a poca distanza; mentre i pantaloni furono trovati solo il 30 novembre, vicino alla strada di servizio dove numerosi automobilisti l’avevano osservata mentre tentava di sfuggire al suo rapitore. L’autopsia rivelò che, oltre ad aver subito violenza carnale, la bambina aveva il cranio fratturato ed era stata strangolata. Inoltre, sul corpo furono rinvenuti ampi segni di graffi dovuti a unghie.


Wanda Walkowicz


Diciassette mesi dopo, circa alle 17:00 del 2 aprile 1973, Wanda Walkowicz, 11 anni, sparì mentre tornava a casa nella zona est di Rochester. Secondo il titolare della salumeria nella quale la Walkowicz era andata per fare delle commissioni, la bambina era uscita dal negozio verso le 17:15 e si era poi incamminata da sola lungo Conkey Avenue. La scomparsa della Walkowicz fu denunciata dalla madre, Joyce, alle 20:00. Il cadavere completamente vestito della Walkowicz fu rinvenuto da un poliziotto alle 10:15 del giorno seguente, scaricato ai piedi di una collina lungo la strada State Route 104 vicino a Webster, approssimativamente a 7 miglia da Rochester. La posizione del corpo indicava che era stato gettato da un veicolo in movimento, con il cadavere che era rotolato fino al luogo del ritrovamento. L’autopsia rivelò che la bambina era stata ripetutamente violentata, e poi strangolata da dietro con un laccio, o più probabilmente con una cintura. Diversi graffi sul corpo indicavano che la vittima aveva lottato con il proprio aggressore. Infine, il corpo era stato rivestito dopo la morte, furono rinvenute tracce di sperma e peli pubici, e vari peli bianchi di gatto sui vestiti, anche se la famiglia della vittima non aveva animali domestici all’epoca.


Michelle Maenza


Sette mesi dopo, la sera del 26 novembre 1973, Michelle Maenza, 11 anni, fu dichiarata scomparsa dalla madre Carolyn, dopo che non era tornata a casa da scuola. Successive investigazioni determinarono che Michelle Maenza era stata vista per l’ultima volta da alcune sue compagne di classe alle 15:20 circa mentre camminava da sola in direzione di un centro commerciale vicino alla sua scuola con l’intenzione di recuperare una borsa che sua madre aveva lasciato all’interno di un negozio all’inizio di quel giorno. Approssimativamente dieci minuti dopo, un testimone vide la Maenza seduta sul sedile del passeggero in un veicolo di colore beige mentre percorreva Ackerman Street prima di girare su Webster Avenue. Secondo questa testimonianza, la bambina stava piangendo. Il corpo di Michelle Maenza, completamente vestito, fu scoperto alle 10:30 del 28 novembre, steso a faccia in giù in un fosso nei pressi di una stradina di campagna a Macedon, a circa 15 miglia di distanza da Rochester. L’autopsia rivelò che oltre alle percosse, la Maenza era stata stuprata, e poi strangolata a morte da dietro con una corda. Sui vestiti della vittima furono rinvenuti numerosi peli bianchi di gatto, e campioni di foglie corrispondenti al fogliame in cui fu scoperto il suo corpo furono recuperati dall’interno di una delle sue mani serrate, indicando che fosse stata uccisa nel luogo del ritrovamento del corpo. Gli investigatori furono in grado di rilevare una parziale impronta digitale dal collo della vittima e tracce di sperma sul corpo e sulle mutandine. Le analisi del liquido seminale rivelarono che la vittima era stata violentata da un unico individuo.


I delitti di Fairflax


Dopo i tre delitti, in cui la polizia indagò a lungo senza peraltro avere indizi nè testimoni che potessero aiutarli, non successe altro nei seguenti 4 anni, ma nel 1977 e fino al 1994 vennero commessi altri 4 omicidi con analogie ai simili, le stesse iniziali per nomi e cognomi, ma se nei primi tre casi le vittime erano tre bambine, stavolta si trattava di 4 prostitute adulte. Il 10 gennaio 1977 la polizia di Fairfax, California, ricevette una comunicazione anonima che riferiva del ritrovamento di un corpo nel vicino deserto nascosto da un cespuglio. La polizia ritrovò il cadavere di una ragazza di 18 anni, Roxene Roggasch, morta per strangolamento.

Le altre 4 vittime


Nel 1977, Roxene Roggasch, 18 anni, morta per strangolamento
Nel 1978, Carmen Lorraine Colon di 22 anni, venne trovata morta strangolata a qualche miglia di distanza da Roxene
Nel 1993, venne ritrovata Pamela Parsons, una donna di 38 anni morta strangolata
Nel 1994, un’altra donna di 31 anni, Tracy Tafoya, venne ritrovata cadavere in un fosso, strangolata

Indagini


A quel punto le indagini si incrociarono tra Fairflax e Rochester, che, se pur la distanza fra le due località, una ad est e una ad ovest degli Stati Uniti, e la tipologia delle vittime avevano una distinzione di età, rimaneva quella particolarità della doppia iniziale. Abbastanza per poter credere che la mano dei delitti fosse la solita?
Nonostante tutto le indagini andavano a rilento, sia da una parte, sia dall’altra, fino a che, nel 2010, fu arrestato un certo Joseph Naso, accusato di aver violato la libertà vigilata. A seguito di una perquisizione la polizia trovò a casa sua circa 4.000 foto pornografiche, molte delle quali presentavano donne che sembravano in stato di incoscienza o morte, oltre ai suoi diari, soprannominati “Rape journales”,con descrizioni grafiche dello stupro e della tortura di giovani donne. Venne trovata anche una lista di dieci nomi, quattro dei quali sembravano potessero riferirsi ai crimini commessi fra la fine degli anni settanta e i primi novanta e noti come “Alphabet Murders” o “Double Initial Killings”. C’era pure un particolare tra le vittime di Rochester e quelle di Fairflax, il nome di una delle vittime, quasi omonimo, Carmen Colón a Rochester, Carmen Lorraine Colon a Fairflax. Coincidenza? Probabilmente si, o perlomeno gli inquirenti non avevano sufficienti prove per accomunare i primi omicidi, con i secondi, per cui Joseph Naso fu condannato solo per i 4 omicidi commessi a Fairflax e non per i tre di Rochester.
Eppure, nonostante fu provato che Naso avesse vissuto nei pressi di Rochester all’epoca degli omicidi, dopo essere stato messo fra i possibili colpevoli di quei delitti dalla polizia della contea di New York, non è mai emersa una prova certa che lo potesse incriminare senza ombra di dubbio.
Naso non ha mai confessato e non è stata quindi fornita una motivazione per le doppie iniziali simili. Nonostante questo, Joseph Naso il 22 novembre 2013 fu condannato alla pena capitale.