Brian Douglas Wells
Brian Douglas Wells

Brian Douglas Wells

La storia di “Pizza Bomber”

Eerie, Pennsylvania, anno 2003.
Brian Douglas Wells è una persona che esegue con metodica diligenza il suo lavoro, sempre in modo corretto, fa il fattorino delle pizze. Tutti conoscono Brian, i suoi clienti abituali soprattutto, lo definiscono come un tipo a posto, un signore educato e calmo di 47 anni e per queste ragioni nessuna di quelle persone riusce a credere ai propri occhi quando quel giorno di agosto del 2003 viene trasmesso in diretta nazionale le immagini di un uomo circondato dall’esercito. L’uomo indossa un collare collegato ad una bomba, quell’uomo è proprio Brian e di lì a pochi minuti il suo destino sarebbe cambiato per sempre, e un’altra pagina indelebile di follia americana sarebbe stata scritta. Il 28 agosto 2003 la città di Eri, in Pennsylvania vive una giornata particolarmente calda e persino noiosa, tutto questo fino alle ore 14, momento nel quale un uomo bianco sulla quarantina, entra nella PNC Bank.

L’uomo porta nella mano destra una pistola fatta in casa dalle sembianze di un bastone da passeggio e uno strano rigonfiamento che sporge dalla sua maglietta appena sotto il collo. L’uomo passa un foglio al cassiere della banca che riporta un messaggio con scritto: “Raccogliete e depositate 250mila dollari in questa borsa, avete solo 15 minuti per farlo”. Il cassiere, lì per lì quasi divertito, pensando ad uno scherzo, osserva Wells e vede il marchingegno che ha attaccato al suo corpo e capisce immediatamente che non è affatto uno scherzo, quel marchingegno è una bomba. Sotto choc riesce a spiegare a Brian che non è fisicamente possibile avere accesso al caveaux prima delle 15. Allora Brian, presi i soldi dalle casse, una somma poco oltre gli 8mila dollari, esce, si dirige in auto e scappa.

Non ci vuole molto tempo prima che la polizia lo intercetti e lo bracchi, fino a che, in pochi minuti, si ritrova circondato dagli agenti. Wells decide di scendere dall’auto, quindi viene ammanettato e da la prima versione dei fatti. L’uomo dice agli agenti di essere una vittima, che un gruppo armato di uomini neri l’hanno rapito e costretto a indossare quel marchingegno e rapinare la banca. Quegli stessi loschi individui gli hanno poi consegnato un foglio con un elenco di cose da fare, un percorso con dei punti precisi, come una specie di caccia al tesoro, e per ogni obiettivo raggiunto guadagnare del tempo. Quindi inizia a pregare gli agenti di aiutarlo oppure sarebbe morto di lì a pochi minuti. Gli agenti ispezionano superficialmente la bomba e immediatamente avvertono gli artificieri. Nel frattempo la notizia si è diffusa e il luogo viene circondato dalle principali emittenti televisive, dall’esercito e dall’FBI e le drammatiche immagini vengono trasmesse in diretta tv, e tutta l’America incredula ai propri occhi si ferma ad osservare gli ultimi istanti di vita di Brian.


Le autorità dicono che quella bomba è stata pensata per esplodere in qualunque situazione, non c’era alcun modo di riuscire a disattivarla, c’erano dei fili falsi ed era chiusa ermeticamente. Il dispositivo era costituito da due pezzi, un collare di metallo con un lucchetto a combinazione a tre cifre e una scatola di ferro contenente due tubi bomba da 6 pollici caricati con polvere da sparo e 2 timer di quelli usati in cucina. Secondo le autorità, sia la bomba che la pistola erano state costruite in maniera professionale, un lavoro davvero esemplare. Viene trovato anche un foglio contenente una serie di istruzioni dei presunti rapitori. Come in un film, in questa lettera viene chiaramente specificato tutto quello che doveva fare, altrimenti la bomba sarebbe esplosa, a quanto pare in giro per la città. Erano state nascoste una serie di chiavi che Brian doveva trovare dopo la rapina per poter liberarsi e viene detto più volte che, si, in qualche modo la polizia è stata coinvolta, e che Brian sarebbe morto comunque. Gli investigatori cercano di seguire le istruzioni, ma nei luoghi indicati non c’è nulla o meglio, qualcuno aveva prelevato il contenuto dalle diverse scatole sparse in giro per la città. Qualcuno che aveva deciso di distruggere il puzzle, ma quali persone malate ha deciso di dare inizio a una caccia al tesoro il cui premio finale sarebbe stato quello di rimanere vivi. Oppure è coinvolto anche Brian in tutta questa faccenda e fino a che punto ne era consapevole.

Tutte domande alle quali l’FBI non riesce a rispondere, fino al 20 settembre di quello stesso anno, giorno nel quale una chiamata al 911 dà una spinta agli investigatori. Dall’altra parte del telefono si sente una voce di una persona che denuncia: “Nel garage di casa mia c’è un cadavere. Il suo corpo è in un congelatore”. L’autore della chiamata è William Ansel “Bill” Rothstein, un uomo di 59 anni. La polizia decide prima di interrogarlo e poi di verificare tali informazioni. Bill dice di essere depresso, che è pronto a suicidarsi e che non può più nascondere questo segreto a casa sua. Viene trovata una lettera che annuncia il suicidio in cui esprime la sua tristezza, e soprattutto in quelle righe egli scrive chiaramente “questo non ha nulla a che fare con il caso di Wells”.


Gli investigatori, nella casa indicata da Rothstein, trovano effettivamente il cadavere di una persona in un congelatore. Si tratta di James Roden e sarebbe stata una donna sulla sessantina, tale Marjorie Eleanor “Marge” Diehl-Armstrong, secondo la testimonianza di Bill Rothstein, l’autrice di questo omicidio. Bill racconta che un giorno, la sua ex ragazza, Marge, lo chiama al telefono in preda ad una crisi perché ha sparato e ucciso James durante una lite per motivi economici. Disperata gli chiede aiuto per pulire la scena del crimine e per poter nascondere il cadavere. Bill si rende così complice e aiuta Marge a distruggere l’arma del delitto ma non riesce a disfarsi del cadavere. Così lo nasconde nel congelatore e poi chiama la polizia. Marge si dichiarò subito colpevole e mentalmente instabile, quindi, dopo l’arresto ed il processo, viene condannata a 20 anni di prigione. Nel 2005, dopo poco tempo, Bill muore a causa di un linfoma aggressivo e su quelle enigmatiche parole su Wells non riuscì a dare mai una spiegazione convincente.

Dopo mesi di investigazione, emerge che Marge è nota come una “vedova nera” poiché ha già ucciso altri suoi ex compagni, morti in circostanze strane, ma che riesce sempre a farla franca davanti alla giuria. Le persone che l’hanno conosciuta la descrivono come una manipolatrice molto intelligente, colta e senza scrupoli. Grazie ad alcune testimonianze, l’FBI riesce a fare luce sulla morte di Wells, e a quanto pare è proprio Marge la mente di tutto il piano della rapina, dell’omicidio e anche della bomba. È riuscita ad ingannare tutti.


Fondamentale è la testimonianza di Kenneth Barnes. Anche lui implicato nel caso Wells, che si trova in carcere nel 2005 per motivi di droga, decide di parlare per vedersi ridurre la pena. L’uomo racconta che Marge in realtà fa tutto questo per pagarlo in modo che uccida il padre della donna, un uomo ricco e potente, così da poter ereditare la sua fortuna. Nel 2007, Marjorie Eleanor “Marge” Diehl-Armstrong, è condannata all’ergastolo e muore il 4 aprile 2017 in prigione per cause naturali. Barnes è condannato a 45 anni di prigione per complicità nell’omicidio di Wells. Da quanto emerge, Brian Douglas Wells fu raggirato con astuzia e pensando si trattasse di una bomba falsa, decide di prendere parte alla rapina per pagare i debiti che aveva accumulato con Barnes. I due si erano conosciuti perché Wells comprava del crack e dava le dosi a una prostituta in cambio di sesso.